In tempo di alti lai e pianti su quanto avevamo e adesso non abbiamo più, su come era bello far politiche sociali in tempi di finanziamenti a pioggia, vorrei ricordare che i senesi tutto ciò che avevano non l'avevano ricevuto in dono: era il frutto della laboriosità e, perché no, della capacità di risparmio e di attenzione alle proprie cose di un popolo.
Gente attenta la nostra, attenta alle spese più di altri, capace di valorizzare le proprie cose più di altri. Riteniamo dunque, sulla base di queste caratteristiche peculiari di non poter rimboccarci le maniche e ripartire da dove "eravamo rimasti"?
Occorre certamente ripensare la città ed il suo sviluppo economico con tenacia e lungimiranza. Occorrono politici ed amministratori illuminati ed un cambio di passo e di mentalità di tutti i senesi. Questo nel lungo periodo. Ma occorre anche un progetto di breve periodo che dia ossigeno ad una economia morente.
Agire favorendo il più possibile la redistribuzione della ricchezza oggi presente in città e concorrere nel favorire il radicamento in città di nuove proposte imprenditoriali. Questi due temi possono essere declinati in varie forme. Dalla revisione totale dell’albo dei fornitori del comune all’attuazione di una politica di tassazione locale fortemente progressiva sui beni non fondamentali.
Occorre rivedere in toto il regolamento comunale in modo da favorire l’iniziativa di singoli imprenditori e commercianti riducendo drasticamente la burocrazia della macchina comunale e dando certezza alle scelte imprenditoriali. Ampliare al massimo consentito dai limiti di legge l’uso delle autocertificazioni e al contempo basare il necessario controllo che l’amministrazione deve avere sullo sviluppo della città su un livello più alto, di sintesi delle scelte di sviluppo, entrando nel merito delle scelte effettuate e non concentrandosi sul mero controllo formale di una documentazione complessa e farraginosa nella prassi attuativa.
Ad esempio in Comune giacciono inevase oltre 1800 osservazioni al regolamento urbanistico. Non sono tutte necessariamente una violenza urbanistica alla città. Tutt’altro. Spesso sono richieste sensate di cittadini che chiedono piccole migliorie alla propria abitazione e sono bloccati da una burocrazia ottusa e miope. Tutta gente disposta a pagare oneri di urbanizzazione, a dare lavoro ad imprese, artigiani e professionisti per la realizzazione di opere. Specie in un momento in cui i denari scarseggiano occorre aprirsi a idee nuove ed allentare in modo sensato i lacci di regole burocratiche incomprensibili e fuori dal tempo.
Una liberalizzazione leggera e condivisa che venga incontro alle esigenze di tutti, e non solo a quelle dei soliti noti come spesso è accaduto in passato. Ripartiamo dalle nostre capacità, dalle nostre specificità, questo è il nostro vero tesoro, cerchiamo di sfruttarlo invece di piangerci addosso.
Basta "caccia alle streghe", basta rimanere imballati parlando del passato, delle responsabilità del dissesto della Banca e della Fondazione, su questo occorrerà vigilare ed intervenire in primis tramite la magistratura. Ma questo non può essere il tema di discussione in città. Preoccupiamoci del futuro, il giudizio storico penserà al resto.
Ivan Porcelli - Vice Presidente - Associazione NOI Siena